lunedì 26 agosto 2013

Jean Marie Elie Setbon, dalla kippah al Crocifisso



Dalla fiction alla realtà. I due romanzi (Il mio nome è Asher Lev e Il dono di Asher Lev) del noto scrittore ebraico-americano Chaim Potok dedicati alla figura del pittore ebreo ultra-ortodosso che dipinge una Crocifissione e così suscita scandalo nella sua comunità a New York, sembrano esser diventati storia, carne e sangue nella vita di Jean-Marie Elie Setbon. Ebreo di padre e di madre, attratto dal crocifisso fin da piccolo, ordinato poi a Gerusalemme rabbino del movimento iper-tradizionalista Lubavitch, oggi Setbon, diventato cattolico, cerca di trasmettere a chiunque il suo incontro con Cristo.

Da ebreo ultra-ortodosso a cattolico: in breve, come è avvenuta la sua conversione al cristianesimo?
Sono nato da madre ebrea askhenazita e da padre sefardita. Fin dall’età di sette anni, quando ho visto per la prima volta un crocifisso, mi sono sentito misteriosamente attirato da Gesù Cristo. A quindici anni, una domenica, sono andato alla messa delle sei di sera al santuario di Montmartre a Parigi. Una voce interiore, mentre assistevo alla messa, mi ha spinto ad andare a chiedere la comunione: vi sono ritornato ogni domenica per tre anni! Ho poi acquistato di nascosto un crocifisso e un Vangelo, iniziando ad imparare a memoria il racconto di Giovanni perché non potevo leggerlo davanti ai miei genitori. A diciassette anni sono entrato in un confessionale e ho detto ad un prete: “Sono ebreo e mi voglio convertire”. Quel prete è uscito, dicendomi di aspettare lì, ma non è più tornato: sono scappato a mia volta, pensando che volesse andare a denunciarmi. Quel fatto mi ha spinto ad approfondire la religione della mia famiglia.

Dove e come l’ha condotto questo approfondimento?
Mi sono spinto lontano: tra i diciotto e i ventisei anni sono stato in Terra Santa e ho ricevuto una formazione rabbinica in teologia, filosofia ed esegesi ebraica. Sono diventato anche un rabbino ultra-ortodosso del movimento Lubavitch. Quando poi sono tornato in Francia, mi sono sposato e ho avuto sette figli. Ma la croce di Cristo continuava ad attirarmi! Mia moglie è morta nel 2004 di cancro. La nostra famiglia viveva nella precarietà. Ciononostante lunedì 6 agosto 2007 ci venne offerta una giornata di vacanza al mare, in Normandia, a Trouville. Visitai l’immenso calvario che si trova vicino alla spiaggia: quella vista mi causò una emozione molto forte. E nello stesso momento venni a sapere della morte del cardinale di Parigi Jean-Marie Lustiger: era un fatto che non poteva essere casuale! Un mese più tardi ho vissuto una sorta di esperienza mistica, di incontro con Gesù Cristo a casa mia, nella mia stanza: l’ho visto come presente! Di lì, grazie all’accoglienza paziente delle Piccole sorelle di Betlemme, mi sono preparato al battesimo. Sono stato battezzato con il nome di Jean-Marie il 14 settembre 2008. In quanto “apostata” sono stato rinnegato dalla mia famiglia, ma i miei figli, a loro volta, hanno seguito la mia scelta religiosa. 

Quale è la motivazione più forte che l’ha spinta a diventare cristiano?
Non è un qualche principio del cristianesimo che mi ha convinto, bensì il fatto di aver avuto la grazia di aver “visto” Gesù risorto. Questa esperienza diretta con Cristo mi ha trasformato interiormente e mi ha spinto a chiedere il battesimo. Anche prima, quando avevo il desiderio di essere battezzato, non c’era un qualche dogma cristiano che mi convinceva più di un altro. Proprio per questo un giorno vorrei scrivere un libro sul fatto che il cristianesimo non è una religione come un’altra.

Diceva dell’accoglienza negativa da parte della sua famiglia rispetto alla sua scelta di conversione…
Sì, anche quelli che noi chiamiamo “ebrei riformati”, i “liberali” che partecipano al dialogo ebraico-cristiano, anche loro non hanno apprezzato, da quel che so, la mia conversione. Ma io non sono un’eccezione, visto che altri miei fratelli e sorelle di carne hanno vissuto la stessa cosa: posso citare come esempio il gran rabbino di Roma Eugenio Zolli. In definitiva penso che oggi, anche nella Chiesa, l’accoglienza di un ebreo, per lo più rabbino ultra-ortodosso, resta un tabù, visto che non diventa un argomento nel dialogo interreligioso». 


Dal suo osservatorio, i convertiti al cristianesimo che provengono dall’ebraismo sono in aumento?
Conosco troppi pochi ebrei per poter dare una risposta. Quel che so è che vi sono sempre più ebrei che aderiscono a Gesù e che entrano tra gli ebrei “messianici”. All’interno della Chiesa cattolica francese ho incontrato alcuni di loro che si sono poi convertiti».

Ha citato prima la grande figura di Lustiger... 
Non ho mai avuto un rapporto diretto con lui, ma la sua morte mi è come sembrata un segno per me e il mio cammino spirituale. Comunque, non abbiamo avuto lo stesso itinerario visto che egli proveniva da un ebraismo non praticante». 

È rimasto qualcosa di ebraico nel suo essere cristiano?
Se la sua domanda riguarda il fatto se nella mia fede cristiana è rimasta la pratica della legge ebraica, cioè quella mosaica, la risposta è no. Infatti negli scritti degli apostoli Giovanni Paolo e Pietro non si dice di dover mantenere la legge ebraica dal momento che noi siamo salvati da Gesù. Invece in quello che io ricevo dalla Chiesa – la formazione in teologia, filosofia, i Padri della Chiesa, l’insegnamento dei papi – metto a servizio il mio sguardo ebraico sulle Scritture, che però vengono incentrate su Cristo. Infatti il modo in cui gli ebrei affrontano i versetti biblici è diverso e complementare a quello dei non ebrei. Forse la cosa più “ebraica” che ho mantenuto da cristiano è il senso del pasto e del riposo dello shabbat alla domenica: questo giorno è completamente dedicato alla famiglia, in casa nostra non accendiamo la televisione né usiamo internet. 

Come giudica il rapporto tra cattolicesimo ed ebraismo oggi?
Quello che considero veramente importante è Cristo e ho l’impressione che dovrebbe esserlo ancora di più, mentre invece spesso mettiamo al centro un tema, un soggetto, un avvenimento – dimenticando che dovrebbe essere Cristo il centro della nostra vita. Quello che per me resta centrale è dare a ciascuno la possibilità di conoscere Gesù, di conoscere questo liberatore, questo Dio-amore. Perché un ebreo non dovrebbe avere il diritto a questo a causa della storia intercorsa tra la chiesa e la sinagoga? Quando lo incontreremo faccia a faccia, Gesù ci chiederà se abbiamo fatto il gesto di carità di parlare a tutti di lui. E noi, cosa diremmo? Che con i nostri fratelli ebrei abbiamo solo “dialogato”? Per quel che riguarda il mondo ultra-ortodosso da cui provengo, mi limito a dire che per dialogare bisogna essere in due. E poi, se non mi sbaglio, il dialogo del mondo cattolico verso l’ebraismo è nato soprattutto dalla presa di coscienza della Shoah e poi con il Vaticano II. Bisogna stare attenti a fondare un dialogo fruttuoso su un senso di colpevolezza. Attenzione dunque a non far diventare il dialogo un’ideologia, altrimenti si rischia che questo dialogo diventi più importante di Gesù stesso. È sicuro che vi sono delle dimensioni in comune tra cristiani ed ebrei: la trascendenza di Dio, ad esempio. Inoltre partiamo dallo stesso punto, la Scrittura. Mi sarei augurato che, ad esempio, di recente in Francia, sui grandi valori ebrei e cattolici avessero la stessa posizione. 

Quale futuro si aspetta per la fede cristiana in Europa?
Io credo che il cristianesimo abbia portato molte conquiste positive nella storia. Questo perché Gesù è venuto per l’essere umano tutto intero. Ora, la domanda che dobbiamo porci è questa: “Noi lasciamo che Dio possa avere un diritto di giudizio sulla nostra umanità? Sulla nostra vita politica, sulla vita sociale, sull’economia?”. Ricordiamoci che se Gesù ha detto di dare a Cesare quel che è di Cesare e a Dio quel che è di Dio, egli anche dirà a Pilato che non ha alcuna autorità su di lui che non gli fosse stata data dall’alto. L’autorità politica è permessa e donata dall’alto. Il problema è che nella storia della Chiesa, quando si è avuto la possibilità di vivere questo, le cose non hanno funzionato molto bene. Perciò oggi la gente ha paura di lasciare che Dio possa avere una facoltà di giudizio sulla nostra vita sociale. Quel che va messa in pratica è la dottrina sociale della Chiesa che è fondata su Gesù. E Gesù non è né di destra né di sinistra. Egli è anzitutto Dio e Dio sa esprimersi attraverso relazioni “sociali” verso le persone che incontrava. Ciò di cui come cattolici dobbiamo essere convinti è che il messaggio divino per cui la nostra umanità viene assunta da Dio non è solo un fatto privato, da vivere nell’intimo della preghiera o della propria casa. Il cristianesimo “sociale” può dunque portare alla società quelle dimensioni positive che apporta all’individuo, ad esempio l’amore divino, la libertà dai soldi, dal profitto, il non cercare il potere sull’altro, perché Gesù non ha mai cercato di dominare sull’altro. [Fonte: Avvenire, Lorenzo Fazzini]

mercoledì 31 luglio 2013

Anche l'Irlanda cede alla cultura della morte, l'aborto è legale

L'aborto diventa legale in Irlanda. Il presidente Michael D. Higgins ha firmato la nuova legge; sarà ora possibile per le donne accedere all'aborto anche in caso di "rischio di suicidio". La nuova normativa (denominata orwellianamente "Protection of Life During Pregnancy Act") consente l'interruzione di gravidanza nel caso in cui un medico certifichi l'esistenza di un reale e sostanziale rischio per la vita della gestante. Questa fattispecie è un non-senso sia logico che giuridico: quali sarebbero e come verrebbero provati i rischi di suicidio? La realtà è che ci ritroveremo in Irlanda con tante donne "a rischio", alle quali sarà garantito accedere all'omicidio di Stato. 

Sono anni che i movimenti radicali, massoni, femministi cercano di sfruttare ogni caso umano per convincere l'opinione pubblica all'aborto libero: l'ultimo è quello di una donna indiana Savita, caso strumentalizzato e falsato per forzare la mano del legislatore. Ora che hanno raggiunto questo scopo, non si fermeranno ma cercheranno di allargare sempre più le maglie del fantomatico "diritto all'aborto". Dovremo imparare che di fronte a certe aberrazioni non esiste compromesso: solo la verità ci rende liberi.


martedì 16 luglio 2013

Alla GMG di Rio arriva il Manuale di Bioetica


Durante la Giornata Mondiale della Gioventù (GMG) che si terrà tra il 23 e il 28 luglio a Rio de Janeiro, tutti i partecipanti registrati riceveranno gratuitamente una copia del libro "Le chiavi di Bioetica", prodotto dalla Fondazione Jérôme Lejeune. Il libro si propone di aiutare i giovani a riflettere su questioni controverse come l'aborto, l'eutanasia e la ricerca sugli embrioni umani, approfondendone le implicazioni etiche e biologiche.
Il manuale, scritto da medici e biologi, contiene una presentazione obiettiva delle attuali questioni bioetiche, basata sui fondamenti della scienza e della ragione nella quale, con la fede della Chiesa, raggiunge il suo pieno significato.
"Viene offerta una formazione di base: quando inizia la vita, quando finisce, in che consiste l'inseminazione artificiale, l'importanza per un bambino di nascere nell'amore di un uomo e una donna", spiega il Presidente della Commissione Episcopale per la Vita e la Famiglia Pastorale, Mons. João Carlos Petrini. "Abbiamo a disposizione un manuale per i giovani, con un linguaggio molto accessibile, utile per affrontare questioni delicate e complesse della vita", ha detto il prelato.
Sono state pubblicate due milioni di copie in quattro lingue [Fonte: Religion en Libertad]

Il Beato Jerome Lejeune era un professore francese. Nel 1958 scoprì che la sindrome di Down è un'anomalia cromosomica genetica. Da allora ha lavorato nel campo della ricerca scientifica ed ha assunto con vigore posizioni contrarie alla legalizzazione dell'aborto.

giovedì 11 luglio 2013

Il Diacono: una Chiamata per il Servizio

Santo Stefano, Diacono e Protomartire
"Allo stesso modo i diaconi siano dignitosi, non doppi nel parlare, non dediti al molto vino né avidi di guadagno disonesto, e conservino il mistero della fede in una coscienza pura. Perciò siano prima sottoposti a una prova e poi, se trovati irreprensibili, siano ammessi al loro servizio. Allo stesso modo le donne siano dignitose, non pettegole, sobrie, fedeli in tutto. I diaconi non siano sposati che una sola volta, sappiano dirigere bene i propri figli e le proprie famiglie. Coloro infatti che avranno ben servito, si acquisteranno un grado onorifico e una grande sicurezza nella fede in Cristo Gesù" [1Tim 3,8-13].

Cosa fa il diacono: 
"In un grado inferiore della gerarchia (rispetto ai presbiteri) stanno i diaconi, ai quali sono imposte le mani «non per il sacerdozio, ma per il servizio». Infatti, sostenuti dalla grazia sacramentale, nella «diaconia» della liturgia, della predicazione e della carità servono il popolo di Dio, in comunione col vescovo e con il suo presbiterio. È ufficio del diacono, secondo le disposizioni della competente autorità, amministrare solennemente il battesimo, conservare e distribuire l'eucaristia, assistere e benedire il matrimonio in nome della Chiesa, portare il viatico ai moribondi, leggere la sacra Scrittura ai fedeli, istruire ed esortare il popolo, presiedere al culto e alla preghiera dei fedeli, amministrare i sacramentali, presiedere al rito funebre e alla sepoltura. Essendo dedicati agli uffici di carità e di assistenza, i diaconi si ricordino del monito di S.Policarpo: «Essere misericordiosi, attivi, camminare secondo la verità del Signore, il quale si è fatto servo di tutti» (Lumen Gentium 29).

San Lorenzo, Diacono e Martire
Come diventare diacono:
- Va subito detto che per cominciare il cammino verso il diaconato ci deve essere una esplicita proposta della comunità cui l’aspirante appartiene o almeno tale decisione sia accolta e condivisa dalla comunità.
- A nome della comunità, è il parroco che deve presentare al Vescovo l’aspirante al diaconato. Il Vescovo infine decide se ammetterlo o meno al periodo di preparazione.
- La cosa più importante che si richiede è che il candidato faccia un serio e profondo cammino personale di vita cristiana: di preghiera, di buona testimonianza nella sua famiglia e nella professione, di amore alla chiesa, di comunione e carità nei rapporti umani, di coraggio e forza nelle prove.
- E’ altresì importante e necessario che il candidato sia inserito in modo organico nella vita pastorale della sua comunità: deve essere stimato, conosciuto, attivo nella sua parrocchia. Solitamente diventa diacono ordinato chi già da tempo nella sua parrocchia è riconosciuto come diacono di fatto!
Se il candidato è celibe, l’età minima per l’ordinazione (nella quale assume l’impegno perpetuo del celibato) è di 25 anni; se è sposato, dopo aver compiuto i 35 anni di età, secondo quanto stabilisce il Codice di diritto canonico (CIC 1031).
I candidati sposati devono avere una durata ragionevole del matrimonio, per dimostrare di saper dirigere la propria casa e distinguersi per una positiva esperienza familiare.
Per i candidati sposati è richiesto non solo il consenso della moglie, ma anche la sua testimonianza cristiana o, almeno, un comportamento che non sia di impedimento al ministero del marito.
I diaconi devono dare prova di grande solidità umana e spirituale, quindi una volta ordinati resteranno per sempre nello stato di vita in cui il Signore li ha posti.
Il diacono deve essere in grado di provvedere adeguatamente alla cura umana e cristiana della sua famiglia e a mantenersi con il suo lavoro.
- Il livello di cultura richiesto è quello medio, tale cioè da permettere un percorso efficace di formazione e di studio, seppur contemperato e adattato alle capacità dei singoli e alle esigenze del ministero.
- I candidati sono tenuti a seguire un cammino di formazione che prevede: un anno propedeutico, il rito liturgico della candidatura, il tempo vero e proprio della formazione (almeno tre anni). 

San Francesco d'Assisi, Diacono
Parola, Liturgia, Carità. La figura del Diacono si ritrova già nelle prime comunità cristiane: il suo ruolo è descritto nella Prima Lettera a Timoteo e la parola "diacono" è citata anche nella Lettera ai Filippesi. Moltissimi sono i diaconi divenuti santi: tra questi i più famosi sono Santo Stefano Protomartire, San Lorenzo Martire, San Francesco d'Assisi, San Filippo Evangelista, San Vincenzo di Saragozza, Sant'Efrem etc.
Oggi, dopo il Concilio Vaticano II, la Chiesa ha riscoperto questa figura, considerando il diaconato non soltanto una tappa transeunte, bensì una chiamata permanente. Le tre parole che riassumono questa vocazione sono la liturgia, la carità e la predicazione della Parola. Il Diacono è ministro della Parola, che deve proclamare e predicare; è ministro della Liturgia, che deve curare e preparare con passione nella Celebrazione Eucaristica; è ministro della Carità, perché deve coadiuvare il Vescovo e il Presbitero nell'assistenza dei poveri, dei malati, dei fanciulli, delle vedove, degli anziani, cioè degli ultimi. Il discernimento di questa vocazione va a lungo vagliato in seno alla Chiesa, con la supervisione del Vescovo. Il seme di questa chiamata al servizio può ravvisarsi non solo nella  volontà del candidato di diventare diacono ma anche in una sua già attiva presenza pluriennale nella comunità ecclesiale, la quale non è spettatrice passiva bensì attivamente deve richiedere e sostenere questa vocazione dinnanzi all'Ordinario del luogo (per altre riflessioni sulla vocazione diaconale si veda sul sito dei Diaconi di Modena e sul sito dei Diaconi di Velletri Segni). 

lunedì 1 luglio 2013

In Russia i minori non dovranno subire gaie propagande

Il Presidente della Federazione Vladimir Putin ha firmato la legge contro la propaganda, anche via Web, di orientamenti sessuali non tradizionali in presenza di minori, approvata in terza lettura dalla Duma di Stato l'11 giugno 2013.
In base a questa legge, la ''propaganda di relazioni sessuali non tradizionali davanti a minori'' è punibile con una multa che va dai quattromila ai cinquemila rubli (circa 100-125 euro). Chi occupa una carica pubblica rischia, invece, una multa dai 40 ai 50 rubli (1.000-1.250 euro), mentre chi ha un ruolo nella magistratura una multa da 800mila a un milione di rubli (circa 19.000-23.400 euro). Gli stranieri sono punibili con una multa fino a 100.000 rubli e possono essere rinchiusi 15 giorni o espulsi.
I difensori dei diritti umani hanno bollato la legge come discriminatoria. Nel testo di legge il riferimento non c'è un riferimento esplicito all'omosessualità, ma la nuova norma è stata ribattezzata "contro la propaganda gay". [Fonte: Russia Oggi]

La Russia di Putin non vuole stare al gioco gaio occidentale e blocca la propaganda pansessualista. Il concetto è che in presenza di minori non si potranno propagandare orientamenti sessuali non tradizionali. I "difensori dei diritti umani" (quali difensori e quali diritti umani?) sono già sul piede di guerra: tuttavia ancora nessun bambino pare che abbia protestato contro questa "mancata informazione sessuale"! 
Certo, potevano far di meglio: il concetto di "non tradizionale" è molto ambiguo, poiché le tradizioni e i costumi possono evolvere. Sarebbe stato più opportuno parlare di "non naturale" visto che pure in Russia - nonostante 80 anni di ideologia comunista - l'unico modo naturale per aver un figlio è tramite un uomo e una donna. Leggendo la norma a contrario, sembrerebbe che invece la propaganda di relazioni sessuali tradizionali davanti a minori sia legittima: ma in che senso? Indurre i minori ad avere rapporti "tradizionali" (magari invitandoli a frequentare un tradizionalissimo night club con le spogliarelliste) sarebbe invece istruttivo? Questo la legge non lo dice. In ogni caso, aver capito che la sodomia non è cosa ortodossa, soprattutto per i minori, è già qualcosa.

giovedì 27 giugno 2013

I Muri di Ecône

L'irriconoscenza è forse la parola più appropriata per giudicare la dichiarazione, in calce riportata, con cui i tre vescovi della Fraternità Sacerdotale San Pio X hanno deciso di ricordare l'anniversario delle loro (illecite) consacrazioni episcopali. Lasciando ai lettori il testo della dichiarazione, nonché le corrette e precise obiezioni poste da Cantuale Antonianum, sarebbe opportuno porre l'attenzione sull'irriconoscenza dimostrata in questa occasione nei confronti di chi, più di tutti e contro tutti, aveva cercato in ogni modo di sanare la frattura, ossia Benedetto XVI. Appena cento giorni dopo l'elezione del nuovo pontefice, ed ecco che Ecône disfa il lavoro davvero pontificale (nel senso più letterale del termine) che Ratzinger ha tenuto in questi otto anni, eliminando le scomuniche, liberalizzando il vetus ordo, promuovendo l'ermeneutica della continuità che, per i più avveduti (non i lefebvriani - a quanto pare), poteva costituire davvero la base per una nuova riforma liturgica nel nuovo secolo.
E' davvero troppo semplice fare i contestatori fuori dalla Chiesa! E questo rimprovero va mosso sia ai progressisti che ai lefebvriani, poiché la chiamata del Signore è nella chiesa. Il rinnovamento, la purificazione, la ricostruzione, va fatta all'interno. Quale aiuto avrebbe apportato una Ecclesia Dei composta non soltanto da esigue congregazioni quanto da un intero movimento tradizionale!
Va infine ricordato che il Concilio Vaticano II non è stato un concilio dogmatico. E ciò ha conseguenze. La più importante è che le dichiarazioni ivi prodotte non hanno valore assoluto. Il nostro tempo, il tempo che viviamo, le rende dichiarazioni opportune ai fini della conversione degli uomini di questo tempo. Ma la fede rimane la stessa. E' il modo con cui questa è comunicata al mondo che cambia, e sempre cambierà, poiché ogni tempo ha il suo linguaggio, la sua comunicazione. Questo non significa relativismo, poiché la natura, l'ontologia, la fede, rimane la stessa. Ma cambia la cultura, cambiano le circostanze.
Oggi, purtroppo o per fortuna, la modalità comunicativa di Papa Francesco è efficace per questi tempi: discorsi semplici, gesti significativi, carisma innato. E la gente lo segue e lo ascolta. Certo, viene da chiedersi che tipo di società è quella che va a messa se il Papa si cambia lo zucchetto e non ci va se parla con accetto germanico (per questa riflessione si rimanda all'ottimo articolo di Rino Camilleri su La Bussola Quotidiana). Ma  magari, dopo qualche anno, questi nuovi cristiani bergogliani avranno anche la preparazione per leggersi qualche omelia di Benedetto XVI e, perché no, apprezzare una messa in latino.
Cari fratelli, abbiate fiducia nella Provvidenza e abbiate pazienza verso gli altri, almeno pari a quella che Cristo Signore ha nei confronti dei nostri peccati!



Dichiarazione nella ricorrenza del 25° anniversario delle Consacrazioni Episcopali (30 giugno 1988 – 27 giugno 2013)


1- Nella ricorrenza del 25° anniversario delle Consacrazioni Episcopali, i vescovi della Fraternità Sacerdotale San Pio X intendono esprimere solennemente la loro gratitudine a Mons. Marcel Lefebvre e a Mons. Antonio De Castro Mayer per l’atto eroico che hanno avuto il coraggio di porre, il 30 giugno 1988. In particolare vogliono manifestare la loro filiale riconoscenza verso il venerato fondatore il quale, dopo tanti anni al servizio della Chiesa e del Sommo Pontefice, non ha esitato a subire l’ingiusta accusa di disobbedienza per la difesa della fede e del sacerdozio cattolico.

2- Nella lettera che ci indirizzò prima delle consacrazioni, scriveva: “Vi scongiuro di rimanere attaccati alla sede di Pietro, alla Chiesa romana, madre e maestra di tutte le Chiese, nella fede cattolica integrale, espressa nei simboli della fede, nel Catechismo del Concilio di Trento, conformemente a quanto vi è stato insegnato in seminario. Rimanete fedeli nel trasmettere questa fede perché venga il regno di Nostro Signore.” E’ proprio questa frase che esprime le ragioni profonde dell’atto che si accingeva a compiere. “Perché venga il regno di Nostro Signore”, Adveniat regnum tuum.

3- Al seguito di Mons. Lefebvre affermiamo che la causa dei gravi errori che stanno demolendo la Chiesa non risiede in una cattiva interpretazione dei testi conciliari – in una “ermeneutica della rottura” che si opporrebbe ad una “ermeneutica della riforma nella continuità” – , ma piuttosto nei testi stessi, a causa della scelta inaudita operata dal Concilio Vaticano II. Questa scelta si manifesta nei suoi documenti e nel suo spirito: di fronte all’ “umanesimo laico e profano”, di fronte alla “religione (poiché tale è) dell’uomo che si fa Dio”, la Chiesa, unica detentrice della Rivelazione “del Dio che si è fatto uomo”, ha voluto far conoscere il suo “nuovo umanesimo” dicendo al mondo moderno: “Anche noi, e più di chiunque altro, abbiamo il culto dell’uomo” (Paolo VI, Discorso di chiusura, 7 dicembre 1965). Ora, questa coesistenza del culto di Dio e del culto dell’uomo si oppone radicalmente alla fede cattolica che ci insegna a rendere il culto supremo e a riconoscere il primato esclusivamente al solo vero Dio e al suo Unigenito, Gesù Cristo, nel quale “abita corporalmente la pienezza della divinità” (Col. 2,9).

4- Siamo dunque obbligati a constatare che questo Concilio atipico, che ha voluto essere solo pastorale e non dogmatico, ha inaugurato un nuovo tipo di magistero, sconosciuto fino ad allora nella Chiesa, senza radici nella Tradizione; un magistero determinato a conciliare la dottrina cattolica con le idee liberali; un magistero imbevuto dei principi modernisti del soggettivismo, dell’immanentismo e in perpetua evoluzione, conformemente al falso concetto della tradizione vivente, in quanto altera la natura, il contenuto, il ruolo e l’esercizio del magistero ecclesiastico.

5- Per questo il regno di Cristo non è più la preoccupazione delle autorità ecclesiastiche, benché queste parole di Cristo: “Ogni potere mi è stato dato sulla terra e in cielo” (Mt 28,18) rimangano una verità ed una realtà assolute. Negarle nei fatti significa non riconoscere più in pratica la divinità di Nostro Signore. Così, a causa del Concilio, la regalità di Cristo sulle società umane è semplicemente ignorata, addirittura combattuta e la Chiesa è prigioniera di questo spirito liberale che si manifesta specialmente nella libertà religiosa, nell’ecumenismo, nella collegialità e nel nuovo rito della messa.

6- La libertà religiosa esposta in Dignitatis humanae e la sua applicazione pratica da cinquant’anni conducono logicamente a chiedere al Dio fatto uomo di rinunciare a regnare sull’uomo che si fa Dio; il che equivale a dissolvere Cristo. Al posto di una condotta ispirata da una fede solida nel potere reale di Nostro Signore Gesù Cristo, noi vediamo la Chiesa vergognosamente guidata dalla prudenza umana e a tal punto dubbiosa di sé che chiede agli Stati soltanto ciò che le logge massoniche vogliono concederle: il diritto comune, nel mezzo e allo stesso livello delle altre religioni, che essa non osa più chiamare false.

7- Nel nome di un ecumenismo onnipresente (Unitatis Redintegratio) e di un vano dialogo interreligioso (Nostra Aetate) la verità sull’unica Chiesa è taciuta; così la stragrande maggioranza dei pastori e dei fedeli, non vedendo più in Nostro Signore e nella Chiesa Cattolica l’unica via della salvezza, hanno rinunciato a convertire i seguaci delle false religioni, lasciandoli nell’ignoranza dell’unica Verità. In questo modo l’ecumenismo ha letteralmente ucciso lo spirito missionario attraverso la ricerca di una falsa unità, riducendo troppo spesso la missione della Chiesa alla proclamazione di un messaggio di pace puramente terrena e ad un ruolo umanitario di sollievo alla miseria nel mondo, mettendosi così al seguito delle organizzazioni internazionali.

8- L’indebolimento della fede nella divinità di Nostro Signore favorisce una dissoluzione dell’unità dell’autorità nella Chiesa, introducendovi uno spirito collegiale, egalitario e democratico (cfr. Lumen Gentium). Cristo non è più il capo da cui deriva tutto, in particolare l’esercizio dell’autorità. Il Sommo Pontefice, che non esercita più effettivamente la pienezza della sua autorità, così come i vescovi, i quali – contrariamente agli insegnamenti del Concilio Vaticano I – pensano di poter condividere collegialmente e in maniera abituale la pienezza del potere supremo, ascoltano e seguono oramai, con i sacerdoti, il “popolo di Dio”, nuovo sovrano. Questo significa distruzione dell’autorità e di conseguenza rovina delle istituzioni cristiane: famiglie, seminari, istituti religiosi.

9- La nuova messa, promulgata nel 1969, diminuisce l’affermazione del regno di Cristo attraverso la Croce (“Regnavit a ligno Deus”). Infatti il suo stesso rito sfuma e offusca la natura sacrificale e propiziatoria del sacrificio eucaristico. Soggiacente a questo nuovo rito si trova la nuova e falsa teologia del mistero pasquale. L’uno e l’altra distruggono la spiritualità cattolica fondata nel sacrificio di Nostro Signore sul Calvario. Questa messa è impregnata di uno spirito ecumenico e protestante, democratico e umanista che soppianta il sacrificio della Croce. Essa illustra la nuova concezione del “sacerdozio comune dei battezzati” che deforma il sacerdozio sacramentale del presbitero.

10- Cinquant’anni dopo il Concilio, le cause sussistono e generano ancora gli stessi effetti. Cosicché ancora oggigiorno le Consacrazioni Episcopali conservano tutta la loro ragion d’essere. È l’amore della Chiesa che ha guidato Mons. Lefebvre e guida i suoi figli. È lo stesso desiderio di “trasmettere il sacerdozio cattolico in tutta la sua purezza e la sua carità missionaria” (Mons. Lefebvre, Itinerario spirituale) che anima la Fraternità San Pio X al servizio della Chiesa quando essa chiede con insistenza alle autorità romane di riappropriarsi del tesoro della Tradizione dottrinale, morale e liturgica.

11- Questo amore della Chiesa spiega il principio che Mons. Lefebvre ha sempre osservato: seguire la Provvidenza in tutti i frangenti, senza mai permettersi di anticiparla. Noi intendiamo fare altrettanto: sia che Roma ritorni presto alla Tradizione e alla fede di sempre – il che ristabilirà l’ordine nella Chiesa – sia che essa riconosca esplicitamente alla Fraternità il diritto di professare integralmente la fede e di rigettare gli errori che le sono contrari, con il diritto ed il dovere di opporsi pubblicamente agli errori e a coloro che li promuovono, chiunque essi siano – il che permetterà un inizio di ristabilimento dell’ordine. Nel frattempo, di fronte a questa crisi che continua a provocare disastri nella Chiesa, noi perseveriamo nella difesa della Tradizione cattolica e la nostra speranza rimane totale, poiché sappiamo con la certezza della fede che “le porte dell’inferno non prevarranno contro di essa” (Mt 16,18).

12- Intendiamo quindi seguire la richiesta del nostro caro e venerato padre nell’episcopato: “Miei cari amici, siate la mia consolazione in Cristo, rimanete forti nella fede, fedeli al vero sacrificio della Messa, al vero e santo sacerdozio di Nostro Signore, per il trionfo e la gloria di Gesù in cielo e in terra” (Lettera ai vescovi). Degni la Santissima Trinità, per intercessione del Cuore Immacolato di Maria, accordarci la grazia della fedeltà all’episcopato che abbiamo ricevuto e che vogliamo esercitare per l’onore di Dio, il trionfo della Chiesa e la salvezza delle anime.

Ecône, 27 giugno 2013, festa della Madonna del Perpetuo Soccorso

Mons. Bernard Fellay
Mons. Bernard Tissier de Mallerais
Mons. Alfonso de Galarreta

martedì 25 giugno 2013

Nuove ordinazioni sacerdotali in Canada nell'Ordinariato per gli ex anglicani



Nuovi sacerdoti cattolici in Canada. Hanno moglie e figli e si rapportano direttamente con la Santa Sede. Non dipendono gerarchicamente da nessun altro ufficio cattolico in Canada. Sono i sacerdoti del nuovo Ordinariato della Cattedra di San Pietro, recentemente istituito da Benedetto XVI durante il suo pontificato per accogliere i fedeli anglicani desiderosi di riconciliarsi con Roma senza abbandonare le proprie tradizioni anglicane. 
"Non siamo parte della Diocesi di Victoria" ha dichiarato il sacerdote cattolica Michael Birch, 70 anni, di Victoria, sposato con due figli. Birch è stato ordinato sacerdote cattolico il 14 giugno nella Cattedrale di S. Andrew, insieme a Don Malins, 74 anni, originario di Victoria, sposato con un figlio, e con Peter Switzer, 70 anni, originario di Port Alberni, sposato con tre figlie e due nipoti. 

I tre iniziarono il loro cammino nella chiesa come sacerdoti anglicani parecchi decenni fa. Dopo la pensione, lasciarono la chiesa anglicana per far parte di alcune organizzazioni anglicane separatiste, come la Anglican Catholic Church o la Anglican Network. 
Ebbene, ore sono stati ordinati sacerdoti cattolici, tramite speciale dispensa vaticana. Due anni fa, Papa Benedetto XVI ha lanciato la Costituzione Apostolica "Anglicanorum Coetibus", permettendo agli anglicani di far parte della Chiesa Cattolica. Benedetto aveva anche istituito l'Ordinariato Personale della Cattedra di San Pietro in Houston, affidandogli la giurisdizione di tutto il Nordamerica. Ora il Canada ne costituisce una decanato, con il quartier generale a Calgary. 

I tre nuovi sacerdoti - insieme a mons. Peter Wilkinson, 72 anni, non sposato, ordinato a Dicembre - costituiscono l'ultimo capitolo nella lunga storia dell'insoddisfazione interna alla Chiesa Anglicana. Recentemente la discordia era esplosa con le benedizioni dei matrimoni civili dello stesso sesso, ora permesse dagli anglicani. Ma il malcontento era iniziato nel 1977 quando la Chiesa anglicana canadese aveva accettato di ordinare donne al sacerdozio. 
"E' stato una decisione di natura non teologica, ma sociale" afferma Birch. "Si pensava che sarebbe stata una scelta popolare, la cosa politicamente corretta da fare".

I tre sacerdoti affermano che questo cammino non ha generato alcun conflitto personale. Piuttosto, prendono conforto dalla gerarchia cattolica e dalla sua dottrina. "Quando ci comportiamo come clero e quando insegniamo la fede, sappiamo che il Magistero della Chiesa si trova dietro di noi", ha detto Birch. "Quello che proclamiamo è ciò che il vescovo e la chiesa nel suo complesso crede". Questo passaggio alla chiesa cattolica è stato vissuto come un ritorno a casa. "Sono stato accolto a braccia aperte", ha detto Switzer. [Fonte: Times Colonist]

giovedì 20 giugno 2013

La "Sacrosantum Concilium" e quegli articoli dimenticati sulla musica sacra

Riportiamo l'estratto (n. 112-121) della Costituzione Conciliare sulla Sacra Liturgia, sottolineando quei punti che, purtroppo, sembrano dimenticati o volontariamente stravolti nella prassi domenicale delle chiese nostrane.


LA MUSICA SACRA
Dignità della musica sacra
112. La tradizione musicale della Chiesa costituisce un patrimonio d'inestimabile valore, che eccelle tra le altre espressioni dell'arte, specialmente per il fatto che il canto sacro, unito alle parole, è parte necessaria ed integrante della liturgia solenne. Il canto sacro è stato lodato sia dalla sacra Scrittura [42], sia dai Padri, sia dai romani Pontefici; costoro recentemente, a cominciare da S. Pio X, hanno sottolineato con insistenza il compito ministeriale della musica sacra nel culto divino. Perciò la musica sacra sarà tanto più santa quanto più strettamente sarà unita all'azione liturgica, sia dando alla preghiera un'espressione più soave e favorendo l'unanimità, sia arricchendo di maggior solennità i riti sacri. La Chiesa poi approva e ammette nel culto divino tutte le forme della vera arte, purché dotate delle qualità necessarie. Perciò il sacro Concilio, conservando le norme e le prescrizioni della disciplina e della tradizione ecclesiastica e considerando il fine della musica sacra, che è la gloria di Dio e la santificazione dei fedeli, stabilisce quanto segue.

La consapevolezza della ricchezza della musica sacra non è, invece, affatto condivisa all'interno delle comunità cristiane. Spesso, durante la celebrazione eucaristica domenicale, il canto costituisce "un intermezzo musicale" o quasi si ritiene necessario... per coprire il silenzio (sic!). 

La liturgia solenne
113. L'azione liturgica riveste una forma più nobile quando i divini uffici sono celebrati solennemente con il canto, con i sacri ministri e la partecipazione attiva del popolo. Quanto all'uso della lingua, si osservi l'art. 36; per la messa l'art. 54; per i sacramenti l'art. 63; per l'ufficio divino l'art. 101.
114. Si conservi e si incrementi con grande cura il patrimonio della musica sacra. Si promuovano con impegno le « scholae cantorum » in specie presso le chiese cattedrali. I vescovi e gli altri pastori d'anime curino diligentemente che in ogni azione sacra celebrata con il canto tutta l'assemblea dei fedeli possa partecipare attivamente, a norma degli articoli 28 e 30.

Formazione musicale
115. Si curi molto la formazione e la pratica musicale nei seminari, nei noviziati dei religiosi e delle religiose e negli studentati, come pure negli altri istituti e scuole cattoliche. Per raggiungere questa formazione si abbia cura di preparare i maestri destinati all'insegnamento della musica sacra. Si raccomanda, inoltre, dove è possibile, l'erezione di istituti superiori di musica sacra. Ai musicisti, ai cantori e in primo luogo ai fanciulli si dia anche una vera formazione liturgica.

Nei seminari non si cura abbastanza la formazione musicale. Il corso di organisti è spesso facoltativo, poco promosso, quasi relegato a pochi appassionati "tradizionali".

Canto gregoriano e polifonico
116. La Chiesa riconosce il canto gregoriano come canto proprio della liturgia romana; perciò nelle azioni liturgiche, a parità di condizioni, gli si riservi il posto principale. Gli altri generi di musica sacra, e specialmente la polifonia, non si escludono affatto dalla celebrazione dei divini uffici, purché rispondano allo spirito dell'azione liturgica, a norma dell'art. 30.
117. Si conduca a termine l'edizione tipica dei libri di canto gregoriano; anzi, si prepari un'edizione più critica dei libri già editi dopo la riforma di S. Pio X. Conviene inoltre che si prepari un'edizione che contenga melodie più semplici, ad uso delle chiese più piccole.

Qui, la distanza tra teoria e prassi è abnorme. Praticamente quasi da nessuna parte il canto gregoriano viene considerato e vissuto quale canto proprio. Anzi, chi lo promuove è visto come bigotto e retrogrado. Sappiamo invece come la scena principale sia stata presa, spesso, da altri canti (rectius: canzonette) di cui però, nel testo conciliare, non si fa alcuna menzione.

Canti religiosi popolari
118. Si promuova con impegno il canto religioso popolare in modo che nei pii e sacri esercizi, come pure nelle stesse azioni liturgiche, secondo le norme stabilite dalle rubriche, possano risuonare le voci dei fedeli.

Anche i canti popolari hanno subito un notevole ridimensionamento nello spazio musicale sacro. Le loro note risuonano ormai soltanto nelle messe in cui l'assemblea è composta per la maggior parte dalle anziane del luogo, nelle messe senza fanciulli dei giorni feriali. 

La musica sacra nelle missioni
119. In alcune regioni, specialmente nelle missioni, si trovano popoli con una propria tradizione musicale, la quale ha grande importanza nella loro vita religiosa e sociale. A questa musica si dia il dovuto riconoscimento e il posto conveniente tanto nell'educazione del senso religioso di quei popoli, quanto nell'adattare il culto alla loro indole, a norma degli articoli 39 e 40. Perciò, nella formazione musicale dei missionari si procuri diligentemente che, per quanto è possibile, essi siano in grado di promuovere la musica tradizionale di quei popoli, tanto nelle scuole, quanto nelle azioni sacre.

L'organo e gli strumenti musicali
120. Nella Chiesa latina si abbia in grande onore l'organo a canne, strumento musicale tradizionale, il cui suono è in grado di aggiungere un notevole splendore alle cerimonie della Chiesa, e di elevare potentemente gli animi a Dio e alle cose celesti. Altri strumenti, poi, si possono ammettere nel culto divino, a giudizio e con il consenso della competente autorità ecclesiastica territoriale, a norma degli articoli 22-2, 37 e 40, purché siano adatti all'uso sacro o vi si possano adattare, convengano alla dignità del tempio e favoriscano veramente l'edificazione dei fedeli.

Il grande assente della musica contemporanea è l'organo. Sebbene sia lo strumento per antonomasia, de facto il suo posto è stato occupato dalla chitarra la quale, sebbene sia strumento in grado di produrre armonie classiche di alto livello, viene spesso suonata da persone di buona volontà che però mancano di quella professionalità musicale capace di "aggiungere notevole splendore alle cerimonie". Tale requisito viene invece svolto con più naturalezza dall'organo il quale, pur tuttavia, viene abbandonato sotto dita di polvere.

Missione dei compositori
121. I musicisti animati da spirito cristiano comprendano di essere chiamati a coltivare la musica sacra e ad accrescere il suo patrimonio. Compongano melodie che abbiano le caratteristiche della vera musica sacra; che possano essere cantate non solo dalle maggiori « scholae cantorum », ma che convengano anche alle « scholae » minori, e che favoriscano la partecipazione attiva di tutta l'assemblea dei fedeli. I testi destinati al canto sacro siano conformi alla dottrina cattolica, anzi siano presi di preferenza dalla sacra Scrittura e dalle fonti liturgiche.

La composizione della musica è stata, anch'essa, vittima della moda contemporanea. Il riferimento armonico, nella composizione, è stato più la hit-parade del momento che la Tradizione musicale sacra. I testi realizzati negli ultimi decenni sono stati realizzati come se la Sacra Scrittura non esistesse. Tuttavia, non esiste miglior testo della Bibbia; così come non esisterebbe miglior strumento della Musica per poter conoscere e memorizzare interi brani della Parola di Dio!

martedì 18 giugno 2013

Dall'Islanda parte la campagna contro la pornografia on-line. E da noi?


In Italia poche persone utilizzano internet per informarsi, mentre sempre di più vi ricorrono per vedere o scaricare materiale pornografico. Secondo recenti dati dell’istituto britannico di ricerca sul web “Nielsen Online”, gli “utenti” della pornografia on line nel nostro paese sarebbero 6 milioni 250 mila con un’ora e 27 di visione, 71% maschi, 29% donne, con l’età più interessata tra i 35-49 anni (rappresentano il 35,5%) ma anche, con cifre in crescita, sotto i 18 anni. 

In Italia il fenomeno della pornografia violenta prodotta con e visionata da minori sta lentamente crescendo ma, nel Nord Europa aduso al web, si tratta di un problema sociale che sta destando reazioni anche a livello politico. Il direttore del giornale elettronico settimanale “FamilyCinemaTv” Franco Olearo, ha illustrato sull’ultimo numero del mensile cattolico “il Timone” l’iniziativa in atto da parte del governo islandese, il quale «ha espresso la sua intenzione di bandire la pornografia da internet a protezione dei minori, allo stesso modo con cui ha già vietato quella su carta stampata. 

L’ipotesi ha immediatamente sollevato un’ondata di proteste da parte dei fautori dell’internet libero: una iniziativa del genere – dicono – violerebbe la libertà di informazione ed espressione e porterebbe l’Islanda al livello di Cina, Nord Corea e Iran, che censurano i siti internet. In un Paese come l’Islanda nel quale oltre l’80% della popolazione appartiene alla confessione luterana, la proposta del bando alla pornografia on line proviene da un governo “rosso-verde”, in carica fino al 23 maggio scorso, presieduto dalla socialdemocratica Jóhanna Sigurðardóttir, nota per essere il primo capo di governo europeo dichiaratamente omosessuale. Dapprima sposata nel 1970 con un uomo, dal quale ha avuto due figli, la Sigurðardóttir ha infatti successivamente divorziato dal marito per costituire una “unione civile” con un’autrice e sceneggiatrice islandese. La coppia lesbica si è quindi unita nel giugno del 2010 in matrimonio, a seguito dell'introduzione delle “nozze gay” in Islanda.

Il ministro dell’interno del governo Sigurðardóttir che si è fatto promotore del bando al “porno on line” per i minori, Ögmundur Jónasson, appartiene ad un movimento di sinistra dei verdi, ed è stato duramente criticato nella sua proposta da un Istituto per la “libertà di espressione” nei new media, l’“International Modern Media Institute” (IMMI), guidato da una sua coetanea e militante come lui della sinistra islandese, Birgitta Jónsdóttir, recentemente eletta al parlamento nazionale nelle fila del fronte progressista. Il fatto è che per il successore di Jónasson al ministero dell’interno, l’esponente del partito euroscettico “Independence Party” Hanna Birna Kristjánsdóttir, la limitazione coatta della pornografia online potrebbe tradursi in una violazione della libertà personale.

Sulle remore del governo attualmente in carica, di matrice centrista e liberale, rispetto alla sua proposta (anche se finora non c’è stato ancora un pronunciamento ufficiale in merito) l’ex Ministro Jónasson ha replicato: «Ci sono persone che vogliono mettere a tacere questa discussione, ma non succederà. La gente vuole confondere la questione con una discussione sulla libertà di espressione, ma direi che siano coloro che stanno cercando di mettere a tacere il dibattito che non rispettano la libertà di espressione» (cit. in Daniele Cretella, “Dall’Islanda una campagna contro il porno online”, in “Tech Fanpage”, 27 maggio 2013). A fare pressione sul nuovo governo affinché approvi l’interdizione alla pornografia on line per i minori è anche l’associazionismo impegnato nella tutela dei minori vittime di abusi sessuali, il cui leader, il diciannovenne Geir Johann Geirsson, ha annunciato che il suo gruppo scriverà a tutti i nuovi parlamentari islandesi per raccomandargli l’approvazione del bando al porno on line (cfr. “Campaigns to restrict Internet pornography in Iceland”, in “ANI”, May 27, 2013). «Accedere al porno online non richiede più tre secondi, quattro al massimo», ha dichiarato Geirsson che, presso le scuole superiori della città di Borgarn, alle porte della capitale islandese di Reykjavik, ha dato vita ad una campagna contro la diffusione della pornografia online. Secondo l’attivista, ogni computer con accesso alla rete diventa automaticamente uno strumento di consultazione pornografica. Non esistono, infatti, sul territorio islandese limitazioni o filtri capaci di fermare o almeno rallentare la navigazione all’interno di siti contenenti materiali espliciti. Insomma, il dibattito sembra essere decisamente acceso e nei prossimi mesi la questione potrebbe tornare ad essere uno dei temi più caldi tra quelli affrontati all’interno del parlamento islandese [Fonte: VaticanInsider].

giovedì 13 giugno 2013

lunedì 10 giugno 2013

Il piano massonico per la distruzione della chiesa cattolica... e purtroppo stanno a buon punto


IL PIANO MASSONICO PER LA DISTRUZIONE DELLA CHIESA CATTOLICA
Un prete francese che ha abiurato la sua appartenenza alla Massoneria, ha reso noto questo piano massonico che egli seguiva quando faceva parte della sétta. Come abbiamo ricevuto questo documento così lo pubblichiamo, chiedendo ai nostri lettori di offrire, su questo punto, un contributo di discernimento e di ulteriore documentazione.

Direttive del gran Maestro della Massoneria ai Vescovi cattolici massoni, effettive dal 1962. (Aggiornamento del Vaticano II). Tutti i confratelli massoni dovranno riferire sui progressi di queste decisive disposizioni. Rielaborate nell’ottobre 1993 come piano progressivo per lo stadio finale. Tutti i massoni occupati nella Chiesa debbono accoglierle e realizzarle (qui in francese). 

1 Rimuovete una volta per tutte San Michele, protettore della Chiesa Cattolica da tutte le preghiere all’interno e all’esterno della Santa Messa. Rimuovete le sue statue, affermando che esse distolgono dalla Adorazione di Cristo.

2 Rimuovete gli Esercizi Penitenziali della Quaresima come l’astinenza dalle carni del venerdì o anche il digiuno; impedite ogni atto di abnegazione. Al loro posto debbono essere favoriti atti di gioia, di felicità e di amore del prossimo. Dite: “Cristo ha già meritato per noi il Paradiso” e “ogni sforzo umano è inutile”. Dite a tutti che debbono prendere sul serio la preoccupazione per la loro salute. Incoraggiate il consumo di carne, specialmente di maiale.

3 Incaricate i pastori protestanti di riesaminare la Santa Messa e di dissacrarla.
Seminate dubbi sulla Reale Presenza nell’Eucaristia e confermate che l’Eucaristia - con maggior vicinanza alla fede dei protestanti - è soltanto pane e vino e intesa come puro simbolo. Disseminate protestanti nei Seminari e nelle scuole.
Incoraggiate l’ecumenismo come via verso l’unità. Accusate ognuno che crede alla Presenza Reale come sovversivo e disobbediente verso la Chiesa.

4 Vietate la Liturgia Latina della Messa, Adorazione e Canti, giacché essi comunicano un sentimento di mistero e di deferenza. Presentateli come incantesimi di indovini. Gli uomini smetteranno di ritenere i Sacerdoti come uomini di intelligenza superiore, da rispettare come portatori dei Misteri Divini.

5 Incoraggiate le donne a non coprire la testa con il velo in chiesa. I capelli sono sexy. Pretendete donne come lettrici e sacerdotesse. Presentate la cosa come idea democratica. Fondate un movimento di liberazione della donna. Chi entra in chiesa deve indossare vesti trascurate per sentirsi là come a casa. Ciò indebolirà l’importanza della Santa Messa.

6 Distogliete i fedeli dall’assumere in ginocchio la Comunione. Dite alle suore che debbono distogliere i bambini prima e dopo la Comunione dal tenere le mani giunte. Dite loro che Dio li ama così come sono e desidera che si sentano del tutto a loro agio. Eliminate in chiesa lo stare in ginocchio e ogni genuflessione. Rimuovete gli inginocchiatoi. Dite alle persone che durante la Messa debbono attestare la loro fede in posizione eretta.

7 Eliminate la musica sacra dell’organo.
Introducete chitarre, arpe giudaiche, tamburi, calpestìo e sacre risate nelle chiese. Ciò distoglierà la gente dalla preghiera personale e dalle conversazioni con Gesù.
Negate a Gesù il tempo di chiamare bambini alla vita religiosa.
Eseguite attorno all’Altare danze liturgiche in vesti eccitanti, teatri e concerti.

8 Togliete il carattere sacro ai canti alla Madre di Dio e a San Giuseppe. Indicate la loro venerazione come idolatria. Rendete ridicoli coloro che persistono. Introducete canti protestanti. Ciò darà l’impressione che la Chiesa Cattolica finalmente ammette che il Protestantesimo è la vera religione o almeno che esso è uguale alla Chiesa Cattolica.

9 Eliminate tutti gli inni anche quelli a Gesù giacché essi fanno pensare la gente alla felicità e serenità che deriva dalla vita di mortificazione e di penitenza per Dio già dall’infanzia.
Introducete canti nuovi soltanto per convincere la gente che i riti precedenti in qualche modo erano falsi. Assicuratevi che in ogni Messa ci sia almeno un canto in cui Gesù non venga menzionato e che invece parli soltanto di amore per gli uomini. La gioventù sarà entusiasta a sentire parlare di amore per il prossimo. Predicate l’amore, la tolleranza e l’unità.
Non menzionate Gesù, vietate ogni annuncio dell’Eucarestia

10 Rimuovete tutte le reliquie dei Santi dagli Altari e in seguito anche gli Altari stessi.
Sostituiteli con tavole pagane prive di Consacrazione che possono venir usate per offrire sacrifici umani nel corso di messe sataniche.
Eliminate la legge Ecclesiastica che vuole la celebrazione della Santa Messa soltanto su Altari contenenti Reliquie.

11 Interrompete la pratica di celebrare la Santa Messa alla presenza del Santissimo Sacramento nel Tabernacolo. Non ammettete alcun Tabernacolo sugli Altari che vengono usati per la celebrazione della Santa Messa. La tavola deve avere l’aspetto di una tavola da cucina. Dev’essere trasportabile per esprimere che essa non è affatto sacra ma deve servire a un duplice scopo come, per esempio, da tavola per conferenze o per giocarvi a carte. Più tardi collocate almeno una sedia a tale tavola. Il Sacerdote deve prendervi posto per indicare che dopo la Comunione egli riposa come dopo un pasto. Il Sacerdote non deve mai stare in ginocchio durante la Messa né fare genuflessioni. Ai pasti, infatti, non ci si inginocchia mai. La sedia del Sacerdote deve essere collocata al posto del Tabernacolo. Incoraggiate la gente a venerare e anche ad adorare il Sacerdote invece che l’Eucarestia, ad obbedire a lui invece che all’Eucarestia. Dite alla gente che il Sacerdote è Cristo, il loro capo. Collocate il Tabernacolo in un locale diverso, fuori vista.

12 Fate sparire i Santi dal calendario Ecclesiastico, sempre alcuni in tempi determinati. Vietate ai Sacerdoti di predicare dei Santi, tranne di quelli che siano menzionati dal Vangelo.
Dite al popolo che eventuali protestanti, magari presenti in chiesa, potrebbero scandalizzarsene. Evitate tutto ciò che disturba i protestanti.

13 Nella lettura del Vangelo omettete la parola “santo”, per esempio, invece di “Vangelo secondo San Giovanni”, dite semplicemente: “Vangelo secondo Giovanni”. Ciò farà pensare alla gente di non doverli più venerare. Scrivete continuamente nuove bibbie finché esse saranno identiche a quelle protestanti. Omettete l’aggettivo “Santo” nell’espressione “Spirito Santo”. Ciò aprirà la strada. Evidenziate la natura femminile di Dio come di una madre piena di tenerezza. Eliminate l’uso del termine “Padre”.

14 Fate sparire tutti i libri personali di pietà e distruggeteli.
Di conseguenza verranno a cessare anche le Litanie del Sacro Cuore di Gesù, della Madre di Dio, di San Giuseppe come la preparazione alla Santa Comunione. Superfluo diverrà pure il ringraziamento dopo la Comunione.

15 Fate sparire anche tutte le statue e le immagini degli Angeli. Perché mai dovrebbero stare fra i piedi le statue dei nostri nemici? Definiteli miti o storielle per la buona notte. Non permettete il discorso sugli Angeli giacché urterebbe i nostri amici protestanti.

16 Abrogate l’esorcismo minore per espellere i demóni; impegnatevi in questo, annunciate che i diavoli non esistono. Spiegate che è il metodo adottato dalla Bibbia per designare il male e che senza un malvagio non possono esistere storie interessanti.
Di conseguenza la gente non crederà all’esistenza dell’inferno né temerà di poterci mai cadere. Ripetete che l’inferno altro non è che la lontananza da Dio e che c’è mai di terribile in ciò se si tratta in fondo della medesima vita come qui sulla terra.

17 Insegnate che Gesù era soltanto uomo che aveva fratelli e sorelle e che aveva odiato i detentori del potere. Spiegate che egli amava la compagnia delle prostitute, specialmente di Maria Maddalena; che non sapeva che farsi di chiese e sinagoghe.
Dite che aveva consigliato di non obbedire ai capi del Clero, spiegate che egli era un grande maestro che però deviò dalla retta via quando negò obbedienza ai capi della chiesa. Scoraggiate il discorso sulla Croce come vittoria, al contrario presentatela come fallimento.

18 Ricordate che potete indurre suore verso il tradimento della loro vocazione se vi rivolgerete alla loro vanità, fascino e bellezza. Fate loro mutare l’Abito Ecclesiastico e ciò le porterà naturalmente a buttar via i loro Rosari sono dissensi. Ciò disseccherà le loro vocazioni. Dite alle suore che non saranno accettate se non avranno rinunciato all’abito.
Favorite il discredito dell’Abito Ecclesiastico anche fra la gente.

19 Bruciate tutti i Catechismi. Dite agli insegnanti di religione di insegnare ad amare le creature di Dio invece di Dio stesso. L’amare apertamente è testimonianza di maturità. Fate che il termine “sesso” diventi parola di uso quotidiano nelle vostre classi di religione. Fate del sesso una nuova religione. Introducete immagini di sesso nelle lezioni religiose per insegnare ai bambini la realtà. Assicuratevi che le immagini siano chiare. Incoraggiate le scuole a divenire pensatori progressisti nel campo dell’educazione sessuale. Introducete l’educazione sessuale tramite l’autorità Vescovile così i genitori non avranno nulla in contrario.

20 Soffocate le scuole cattoliche, impedendo le vocazioni di suore. Rivelate alle suore che sono lavoratrici sociali sottopagate e che la Chiesa è in procinto di eliminarle. Insistete che l’insegnante laico cattolico riceva l’identico stipendio di quello delle scuole governative.
Impiegate insegnanti non cattolici. I Sacerdoti debbono ricevere l’identico stipendio come i corrispondenti impiegati secolari.
Tutti i Sacerdoti debbono deporre la loro Veste Clericale e le loro Croci così da poter essere accettati da tutti. Rendete ridicoli coloro che non si adeguano.

21 Annientate il Papa, distruggendo le sue Università.
Staccate le Università dal Papa, dicendo che in tal modo il governo le potrebbe sussidiare.
Sostituite i nomi degli Istituti Religiosi con nomi profani, per favorire l’ecumenismo.
Per esempio, invece di “Scuola Immacolata Concezione” dite “Scuola Superiore Nuova”. Istituite reparti di ecumenismo in tutte le Diocesi e preoccupatevi del loro controllo da parte protestante. Vietate le Preghiere per il Papa e verso Maria perché esse scoraggiano l’ecumenismo. Annunciate che i Vescovi locali sono le autorità competenti. Sostenete che il Papa è soltanto una figura rappresentativa. Spiegate alla gente che l’Insegnamento Papale serve soltanto alla conversazione ma che è altrimenti privo di importanza.

22 Combattete l’Autorità Papale, ponendo un limite di età al suo esercizio. Riducetela a poco a poco, spiegate che lo volete preservare dall’eccesso di lavoro.

23 Siate audaci. Indebolite il Papa introducendo sinodi Vescovili. Il Papa diverrà allora soltanto una figura di rappresentanza come in Inghilterra dove la Camera Alta e quella Bassa regnano e da essi la regina riceve gli ordini. In seguito indebolite l’autorità del Vescovo, dando vita a una istituzione concorrente a livello di Presbiteri. Dite che i Sacerdoti ricevono in tale modo l’attenzione che meritano.
Infine indebolite l’autorità del Sacerdote con la costituzione di gruppi di laici che dominino i Sacerdoti. In questo modo si originerà un tale odio che abbandoneranno la Chiesa addirittura Cardinali e la Chiesa allora sarà democratica… la Chiesa Nuova…

24 Riducete le vocazioni al Sacerdozio, facendo perdere ai laici il timore reverenziale per esso. Lo scandalo pubblico di un Sacerdote annienterà migliaia di vocazioni. Lodate Sacerdoti che per amore di una donna abbiano saputo lasciare tutto, definiteli eroici. Onorate i Sacerdoti ridotti allo stato laicale come autentici martiri, oppressi a tal punto da non poter sopportare oltre. Condannate anche come uno scandalo che i nostri confratelli massoni nel Sacerdozio debbano venir resi noti e i loro nomi pubblicati. Siate tolleranti con l’omosessualità del Clero. Dite alla gente che i Preti soffrono di solitudine.

25 Cominciate a chiudere le chiese a causa della scarsità di Clero. Definite come buona ed economica tale pratica. Spiegate che Dio ascolta ovunque le preghiere. In tale maniera le chiese diventano stravaganti sprechi di denaro. Chiudete anzitutto le chiese in cui si pratica pietà tradizionale.

26 Utilizzate commissioni di laici e Sacerdoti deboli nella fede che condannino e riprovino senza difficoltà ogni apparizione di Maria e ogni apparente miracolo, specialmente dell’Arcangelo San Michele. Assicuratevi che nulla di ciò, in nessuna misura riceverà l’approvazione secondo il Vaticano II. Denominate disobbedienza nei confronti dell’autorità se qualcuno obbedisce alle Rivelazioni o addirittura se qualcuno riflette su di esse. Indicate i Veggenti come disobbedienti nei confronti dell’Autorità Ecclesiastica. Fate cadere il loro buon nome in disistima, allora nessuno penserà di tenere in qualche conto il loro Messaggio.

27 Eleggete un Antipapa. Affermate che egli riporterà i protestanti nella Chiesa e forse addirittura gli Ebrei. Un Antipapa potrà essere eletto se venisse dato il diritto di voto ai Vescovi. Allora verranno eletti tanti Antipapi così che verrà insediato un Antipapa come compromesso. Affermate che il vero Papa è morto.

28 Togliete la Confessione prima della Santa Comunione per gli scolari del secondo e terzo anno così che non importi loro nulla di essa quando frequenteranno la quarta o la quinta classe e poi le classi superiori. La Confessione allora scomparirà. Introducete (in silenzio) la confessione comunitaria con l’assoluzione in gruppo. Spiegate alla gente che la cosa succede per la scarsità del Clero.

29 Fate distribuire la Comunione da donne e laici. Dite che questo è il tempo dei laici. Cominciate con il deporre la Comunione in mano, come i protestanti, invece che sulla lingua.
Spiegate che il Cristo lo fece nel medesimo modo. Raccogliete alcune ostie per “messe nere” nei nostri templi. Indi distribuite invece della Comunione personale una coppa di ostie non consacrate che si possono portare con sé a casa. Spiegate che in questo modo si possono prendere i doni divini nella vita di ogni giorno. Collocate distributori automatici di ostie per le comunioni e denominateli Tabernacoli. Dite che devono essere scambiati segni di pace. Incoraggiate la gente a spostarsi in chiesa per interrompere la devozione e la preghiera. Non fate Segni di Croce; al posto di esso invece un segno di pace. Spiegate che anche Cristo si è spostato per salutare i Discepoli Non consentite alcuna concentrazione in tali momenti. I Sacerdoti debbono volgere la schiena all’Eucarestia e onorare il popolo.

30 Dopo che l’Antipapa sarà stato eletto, sciogliete i sinodi dei Vescovi come le associazioni dei Sacerdoti e i consigli parrocchiali. Vietate a tutti i religiosi di porre in discussione, senza permesso, queste nuove disposizioni. Spiegate che Dio ama l’umiltà e odia coloro che aspirano alla gloria. Accusate di disobbedienza nei confronti dell’Autorità Ecclesiastica tutti coloro che pongono interrogativi. Scoraggiate l’Obbedienza verso Dio. Dite alla gente che deve obbedire a questi superiori Ecclesiastici.

31 Conferite al Papa (= Antipapa) il massimo potere di scegliere i propri successori. Ordinate sotto pena di scomunica a tutti coloro che amano Dio di portare il segno della bestia. Non nominatelo però “segno della bestia”. Il Segno della Croce non deve essere né fatto né usato sulle persone o tramite esse (non si deve più benedire). Fare il Segno di Croce verrà designato come idolatria e disobbedienza.

32 Dichiarate falsi i Dogmi precedenti, tranne quello dell’Infallibilità Pontificia. Proclamate Gesù Cristo un rivoluzionario fallito. Annunciate che il vero Cristo presto verrà. Soltanto l’Antipapa eletto deve essere obbedito. Dite alle genti che debbono inchinarsi quando verrà pronunciato il suo nome.

33 Ordinate a tutti i sudditi del Papa di combattere in sante crociate per estendere l’unica religione mondiale. Satana sa dove si trova tutto l’oro perduto. Conquistate senza pietà il mondo! Tutto ciò apporterà all’umanità quanto essa ha sempre bramato: “l’epoca d’oro della pace”.

Sappiamo cosa fare: l'esatto contrario.

sabato 8 giugno 2013

Un Belgio retto dalla Sharia tra cento anni?


È in atto un impetuoso processo di islamizzazione dell’Europa. Le legislazioni liberali dei paesi dell’Ue che speravano in una mano d’opera a buon mercato, hanno ottenuto una cosa assolutamente diversa da quello che si aspettavano di ottenere. La forza in arrivo dall’Oriente non si vuole adattare. In tale contesto i movimenti politici che in modo legale stanno prendendo forza in Europa, spingono sempre più attivamente i comuni musulmani a conquistare i migliori posti in Europa. È una nuova classe rivoluzionaria destinata ad agire che l’Europa non ha ancora visto e che comporta un pericolo che può superare le previsioni più cupe. Il primo turno in questo senso è riservato al Belgio, dove attualmente i musulmani attivamente praticanti sono già il 23 % della popolazione di Bruxelles, capitale del Paese. L’arabo è la lingua materna per il 17,6 % degli bruxellesi. Queste persone non sono stranieri, hanno la cittadinanza belga, ma non vogliono affatto essere belgi a pieno titolo. Non sono loro ad essere forestieri in un paese altrui. Al contrario, considerano che è un loro paese, mentre i belgi autoctoni sono forestieri. 


Bruxelles è diventata una cittadella per gli immigrati musulmani. Le loro comunità si sono stabilite sia nel nord della capitale, che nell’ovest e anche nel centro della città. Alla fine dell’anno scorso il partito che si chiama in linea retta “Islam” è entrato a far parte degli organi di autogoverno locali di tre comuni belgi – Anderlecht, Molenbek e Bruxelles. I suoi leader non nascondono il fine ultimo: quello di fare del Belgio un paese retto dalla Sharia. Anzi, sono sicuri che ciò sarà realtà fra cent’anni. Ecco che cosa ha detto al riguardo in una delle sue interviste ad una rete tv belga il Consigliere comunale di Anderlecht Redouane Ahrouch: "Si, questo è il nostro fine ultimo. Ma per raggiungerlo intendiamo agire in modo dolce per non suscitare l’irritazione della gente, intendiamo spiegare ad essa quali vantaggi implicano le leggi islamiche, e in tal modo potremo realizzare uno Stato islamico, perché no?"  Nel prossimo anno il Partito “Islam” proporrà suoi candidasti alle elezioni regionali, intanto Redouane Ahrouch sta cominciando a spiegare ai belgi sconsiderati che non possono ignorare la Sharia: "Sono totalmente a favore della Sharia! È una legge islamica. Naturalmente, la nostra lotta durerà più di un decennio, anzi un centinaio di anni. Ma lo faremo ugualmente!" Cosa devono fare in questa situazione gli europei? Come possono difendere sé stessi, la loro cultura, il loro diritto all’identità? [Fonte: La Voce della Russia]

sabato 1 giugno 2013

Europa a due velocità: vitale e mortale

Due indizi non fanno una prova, ma poco ci manca. Due notizie recenti ci permettono di comprendere la differenza profonda che esiste oggi all'interno dell'Europa tra due modi di pensare. Mentre qualche giorno fa la Francia approva il mariage pour tous (come se prima ci fossero persone che non si potessero sposare! - ovviamente, trovando un coniuge dell'altro sesso), mentre il Regno Unito è indirizzato a raggiungere lo stesso traguardo... in Lituania "il parlamento lituano ha mosso i primi passi per vietare l'aborto nel paese, votando un progetto di legge che renda l'interruzione di gravidanza illegale, eccetto che nei casi di stupro, incesto o complicazioni di salute. Quarantasei legislatori hanno votato a favore della bozza di legge, con 19 oppositori e 25 astenuti", e in Croazia "è in corso un'iniziativa popolare per indire un referendum che obbligherebbe il parlamento a definire nella Costituzione croata il matrimonio come ''un'unione tra un uomo e una donna''. "Secondo i sondaggi del movimento, il 90% dei croati sarebbe favorevole all’iniziativa appoggiata anche dalla Conferenza episcopale croata, dalla Chiesa ortodossa e dalla Comunità islamica locale, tanto che hanno firmato più di 710mila persone (ancora non sono stati resi noti i dati ufficiali)".
(Percentuali di atei in Europa per Stato - clicca sull'immagine per ingrandire)
Come risulta anche dalla cartina, estrapolata dalle elaborazioni della ben nota enciclopedia in rete, Wikipedia, è proprio nei paesi del nord-ovest dell'Europa, protestante e laicista, che riscontriamo quei tentativi (spesso riusciti) di introdurre legislazioni favorevoli alle unioni omosessuali, all'eutanasia e suicidio assistito. La povera Europa orientale, quella che ha subito il comunismo per oltre metà Novecento, è invece in prima linea per recuperare e difendere quei valori violentati dalla dittatura sovietica. 

(Collina delle Croci - Lituania)

mercoledì 29 maggio 2013

Matrimonio, omosessuali: il grande equivoco

Il Menzognero ha deciso da 50 anni a questa parte di voler seminare discordia attaccando la famiglia, e sta tentando in ogni modo di raggiungere questo fine. La prima arma, ovviamente, è il linguaggio, e gli equivoci che nascono da questo: usare ambiguamente un termine, abbinarlo ripetitivamente ad altri termini che poco hanno a che fare con esso, è un modo per cambiare la mentalità e la cultura delle persone, e far passare quello che prima era visto dal senso comune come inaccettabile. Partiamo quindi dalle parole, e facciamo chiarezza.
Il matrimonio, come si sa, è parola composta che viene dal latino: mater-munus, cioè quella funzione, quell'impegno materno (e paterno), che si sostanzia nello strutturare il focolare domestico al fine di educare e mantenere i figli. Ovviamente questo onere di educazione spetta ad entrambe i genitori, non solo alla madre; ciononostante la parola "matrimonio" si fonda sulla radice di mater proprio per contrapporla all'affare paterno, all'impegno del maschio, ossia alla cura del patri-monio, da cui era anticamente esclusa la donna. Partendo da questo chiarimento può meglio comprendersi come il termine "matrimonio" non voglia tanto indicare i soggetti che devono svolgere la funzione (la madre piuttosto che il padre), quanto quale sia la funzione che debba essere svolta: ossia tutti quegli affari domestici (che un tempo, neanche troppo remoto, curavano essenzialmente le matres) che hanno come finalità quella di crescere ed educare i figli. Parrà strano, ma non si parla di amore: poteva chiamarsi agape-monio, amori-monio, invece l'affetto sembra rimanerne fuori. E a ragione. Perché l'amore non è il fine del matrimonio, ma il presupposto: senza il bene reciproco non si può costruire nulla di buono. Ma qualcosa va pur costruito.


I tempi moderni sembrano invece aver ridotto il matrimonio soltanto ad una convivenza basata sull'affetto: i figli sarebbero soltanto una evenienza o, peggio ancora, un "diritto" (di cui si vorrebbe disporre). E' l'apoteosi dell'egoismo: non si sta insieme per dare agli altri, ma si convive per convenienza, per soddisfare i propri vuoti per mezzo di un rapporto vicendevolmente superbo. L'amore rimane chiuso e oppresso tra due soggetti che non vogliono donarsi agli altri, che non vogliono sacrificarsi. E questo non è amore. L'amore, per sua natura, è traboccante, va oltre, non ha limiti, sfonda le soglie strette che gli poniamo intorno. Ecco, l'amore è il presupposto del matrimonio. Ma oggi c'è chi pensa (o vuole spingere gli altri a pensare) che il matrimonio sia solo "amore" (o quello che si pensa sia tale, cioè il sentimentalismo e il sesso). Non è per niente così. Il matrimonio è quella vocazione che spinge due persone ontologicamente complementari a congiungersi definitivamente per assumersi la fantastica responsabilità di essere collaboratori di Dio nella creazione fisica di uno o più esseri umani e nella educazione spirituale di uno o più figli di Dio. Questo amore richiede sacrificio, perché l'amore si può declinare solo col sacrificio. Dio ha amato mandando il suo Figlio innocente a morire sulla croce per i colpevoli. Amare nel matrimonio significa quindi morire all'altro, al coniuge e ai figli, farsi crocifiggere per la salvezza del coniuge e dei figli, tacere e subire, sottomettersi per il bene dell'altro. Il matrimonio e la famiglia che ne nasce è scuola di vita, è maestra di amore, di amore vero.
Tutto questo non potrà mai sussistere nelle altre forme di convivenza che queste società post-moderne vogliono imporre come "diritti". Il grande equivoco è pensare che il matrimonio sia un istituto per gli adulti: nulla di più sbagliato. Il matrimonio ha come scopo quello della tutela dei figli nati dallo stesso. Gli adulti sono solo i soggetti che decidono di diventare, liberamente e responsabilmente, quegli strumenti necessari per la crescita dei figli. Per questo non può esistere un matrimonio che sia consapevolmente chiuso ai figli. I c.d. "matrimoni omosessuali" sono un insulto all'italiano e alla logica poiché sono "matrimoni" consapevolmente chiusi ai figli: mancando la complementarità sessuale, due uomini o due donne sono ontologicamente incapaci di procreare. Due uomini o due donne che vivono insieme non sono altro che una convivenza. Chi ne fa parte  può avere dei diritti, ma come singolo e non come gruppo. Ma - va ricordato - il diritto più grande (quello più dimenticato), è quello dei figli: nascere da un padre e una madre, crescere con loro, ricevendo quegli insegnamenti materni e paterni fondamentali per crescere in modo sano ed inserirsi con serenità nella società. Questo, solo questo, è matrimonio.

domenica 26 maggio 2013