sabato 24 maggio 2014

Unificare la date di Pasqua, ut unum sint!

Nella chiesa delle origini l'evento della Resurrezione di Cristo costituiva (come dovrebbe ancora oggi significare) un fatto talmente grandioso che la sua celebrazione avveniva ogni settimana, cioè ogni Domenica. La veloce diffusione dei cristiani tra le sponde del Mediterraneo comportò una differenziazione nelle prassi liturgiche. Tale divergenza coinvolse anche la scelta della data della Pasqua. Per tale ragione, in occasione del Concilio di Nicea del 325, la chiesa universale si riunì e decise di fissare un criterio per la determinazione della data di Pasqua. Nell'intento di indicare una giornata che fosse diversa da quella prevista dal calendario ebraico, si prescrisse che la Pasqua cristiana sarebbe stata celebrata la prima domenica seguente al primo plenilunio dopo l'equinozio di primavera. Questo criterio vale ancora oggi.

E allora perché esistono due diverse date per la Pasqua, una cattolica (e protestante) e l'altra ortodossa? La risposta sta nel fatto che gli ortodossi continuano ancora oggi ad utilizzare il calendario giuliano invece di quello gregoriano. Fino al 1582 tutto l'orbe seguiva i ritmi fissati dal 46 a.C. sotto Giulio Cesare, il quale con la sua riforma del calendario (detto, appunto, "giuliano") aveva introdotto gli anni c.d. bisestili: ogni 4 anni il mese di febbraio aveva un bis sexto die (ante Kalendas martias), cioè "un giorno in più (prima del 1° marzo)". La differenza tra l'anno civile romano e l'anno tropico (o solare) corrispondeva soltanto a 11 minuti e 14 secondi circa. Con il passare degli anni e dei secoli, la data di inizio delle stagioni si spostava sempre più all'indietro, perdendo un giorno ogni 128 anni circa... fino ad arrivare al 1582. In quell'anno, Papa Gregorio XIII riformò il calendario introducendo alcune eccezioni correttive. Ma per poter tornare a far coincidere l'equinozio di primavera con il giorno del 21 marzo, era necessario eliminare alcuni giorni dal computo totale annuale, dieci per l'esattezza. Così, a giovedi 4 ottobre 1582 seguì venerdi... 15 ottobre 1852. Tutti i paesi cattolici (e poi, in seguito, quelli protestanti) si adeguarono al passaggio. Oggi tutti i paesi del mondo seguono questo calendario... tranne la Chiesa ortodossa.

(Giulio Cesare e Papa Gregorio XIII)
Dal 1582 quella divergenza si è man mano ampliata fino a raggiungere, ad oggi, i 13 giorni. Ciò significa che quando per il calendario gregoriano è il 21 marzo (data convenzionale dell'equinozio di primavera) per il calendario giuliano è l'8 marzo (cfr. schema). Per arrivare al "21 marzo giuliano" bisogna aspettare la data del 3 aprile gregoriano. Solo dopo questa data gli ortodossi possono fissare la Pasqua, quando cioè si sia verificato un plenilunio dopo il loro 3 aprile. La celebrazione sarà quindi unificata soltanto negli anni in cui tra il 21 marzo ed il 3 aprile gregoriano la luna non abbia ancora raggiunto la sua pienezza.

In che modo è dunque possibile unificare definitivamente le date di Pasqua, dal momento che vengono seguiti due calendari diversi? La soluzione ci sarebbe. La data delle celebrazioni pasquali, fulcro della fede cristiana, è sempre stata mobile. Diversamente dalla Natività del Signore, non si è mai conservata una tradizione che tramandasse la data della Risurrezione di Cristo ad un giorno particolare. Inoltre, l'esigenza di festeggiare la Pasqua di Domenica l'ha sempre resa data mobile per definizione. Ciò a dimostrazione del fatto che l'indicazione della data pasquale non ha mai avuto niente a che vedere con i dogmi o la teologia, ma semplicemente con l'adozione di un criterio pratico per il calcolo del tempo. Piuttosto, la divisione tra cristiani in questi aspetti lacera il corpo mistico della Chiesa e rende la testimonianza cristiana meno verace agli occhi degli uomini. Per tale ragione, proprio per compiere quanto Cristo ha ordinato alla Chiesa, è necessario dimostrarne l'unità anche in questi aspetti.
(Papa Francesco e Tawadros II)

Questa esigenza è ben percepita in Medio Oriente, dove da alcuni anni è in atto un tentativo "sperimentale" di unificazione delle date pasquali, che ha favorito l'unità tra le varie comunità e famiglie cristiane. Recente è stata anche la dichiarazione del Patriarca copto Tawadros II, che ha chiesto al Papa di muoversi in tal senso.

Per l'unificazione delle date di Pasqua la strada più semplice e classica è la seguente: abbandonare le date dell'equinozio convenzionale (sia quella gregoriana che giuliana) e far riferimento soltanto all'equinozio astronomico. In altre parole, i calendari verrebbero messi da parte, osservando direttamente il cielo. Al naturale verificarsi dello zenit solare sull'equatore (fatto che oggi sempre più spesso accade in data 20 marzo) si attenderebbe il primo plenilunio, e poi la prima domenica seguente. Una riforma di questa portata potrebbe essere ben accettata da tutte le confessioni cristiane, in quanto non si basa sulla prevalenza di un calendario sull'altro. 

martedì 11 marzo 2014

Grazie Professor Palmaro




Domenica 9 marzo è morto Mario Palmaro.

Voglio ringraziarlo per tutto ciò che ha fatto, soprattutto per tutto quello che mi ha insegnato: ossia che esistono leggi ingiuste, che è possibile ed è doveroso combatterle... e che la Verità non accetta compromessi.

Tu hai combattuto con Verità ed ironia. Hai tanto sperato che ci fosse qualcuno a continuare queste tue battaglie. Ebbene, caro Mario, io e tanti altri ci siamo! Ma tu aiutaci dal Cielo: forse Dio sapeva che adesso, accanto a Lui, saresti stato ancora più fruttuoso per la buona battaglia. 

Che Dio ti porti in gloria, e che tu possa goderne per sempre la Sua Pace, Verità ed Amore.

Grazie Professore, Ti voglio bene.