giovedì 20 giugno 2013

La "Sacrosantum Concilium" e quegli articoli dimenticati sulla musica sacra

Riportiamo l'estratto (n. 112-121) della Costituzione Conciliare sulla Sacra Liturgia, sottolineando quei punti che, purtroppo, sembrano dimenticati o volontariamente stravolti nella prassi domenicale delle chiese nostrane.


LA MUSICA SACRA
Dignità della musica sacra
112. La tradizione musicale della Chiesa costituisce un patrimonio d'inestimabile valore, che eccelle tra le altre espressioni dell'arte, specialmente per il fatto che il canto sacro, unito alle parole, è parte necessaria ed integrante della liturgia solenne. Il canto sacro è stato lodato sia dalla sacra Scrittura [42], sia dai Padri, sia dai romani Pontefici; costoro recentemente, a cominciare da S. Pio X, hanno sottolineato con insistenza il compito ministeriale della musica sacra nel culto divino. Perciò la musica sacra sarà tanto più santa quanto più strettamente sarà unita all'azione liturgica, sia dando alla preghiera un'espressione più soave e favorendo l'unanimità, sia arricchendo di maggior solennità i riti sacri. La Chiesa poi approva e ammette nel culto divino tutte le forme della vera arte, purché dotate delle qualità necessarie. Perciò il sacro Concilio, conservando le norme e le prescrizioni della disciplina e della tradizione ecclesiastica e considerando il fine della musica sacra, che è la gloria di Dio e la santificazione dei fedeli, stabilisce quanto segue.

La consapevolezza della ricchezza della musica sacra non è, invece, affatto condivisa all'interno delle comunità cristiane. Spesso, durante la celebrazione eucaristica domenicale, il canto costituisce "un intermezzo musicale" o quasi si ritiene necessario... per coprire il silenzio (sic!). 

La liturgia solenne
113. L'azione liturgica riveste una forma più nobile quando i divini uffici sono celebrati solennemente con il canto, con i sacri ministri e la partecipazione attiva del popolo. Quanto all'uso della lingua, si osservi l'art. 36; per la messa l'art. 54; per i sacramenti l'art. 63; per l'ufficio divino l'art. 101.
114. Si conservi e si incrementi con grande cura il patrimonio della musica sacra. Si promuovano con impegno le « scholae cantorum » in specie presso le chiese cattedrali. I vescovi e gli altri pastori d'anime curino diligentemente che in ogni azione sacra celebrata con il canto tutta l'assemblea dei fedeli possa partecipare attivamente, a norma degli articoli 28 e 30.

Formazione musicale
115. Si curi molto la formazione e la pratica musicale nei seminari, nei noviziati dei religiosi e delle religiose e negli studentati, come pure negli altri istituti e scuole cattoliche. Per raggiungere questa formazione si abbia cura di preparare i maestri destinati all'insegnamento della musica sacra. Si raccomanda, inoltre, dove è possibile, l'erezione di istituti superiori di musica sacra. Ai musicisti, ai cantori e in primo luogo ai fanciulli si dia anche una vera formazione liturgica.

Nei seminari non si cura abbastanza la formazione musicale. Il corso di organisti è spesso facoltativo, poco promosso, quasi relegato a pochi appassionati "tradizionali".

Canto gregoriano e polifonico
116. La Chiesa riconosce il canto gregoriano come canto proprio della liturgia romana; perciò nelle azioni liturgiche, a parità di condizioni, gli si riservi il posto principale. Gli altri generi di musica sacra, e specialmente la polifonia, non si escludono affatto dalla celebrazione dei divini uffici, purché rispondano allo spirito dell'azione liturgica, a norma dell'art. 30.
117. Si conduca a termine l'edizione tipica dei libri di canto gregoriano; anzi, si prepari un'edizione più critica dei libri già editi dopo la riforma di S. Pio X. Conviene inoltre che si prepari un'edizione che contenga melodie più semplici, ad uso delle chiese più piccole.

Qui, la distanza tra teoria e prassi è abnorme. Praticamente quasi da nessuna parte il canto gregoriano viene considerato e vissuto quale canto proprio. Anzi, chi lo promuove è visto come bigotto e retrogrado. Sappiamo invece come la scena principale sia stata presa, spesso, da altri canti (rectius: canzonette) di cui però, nel testo conciliare, non si fa alcuna menzione.

Canti religiosi popolari
118. Si promuova con impegno il canto religioso popolare in modo che nei pii e sacri esercizi, come pure nelle stesse azioni liturgiche, secondo le norme stabilite dalle rubriche, possano risuonare le voci dei fedeli.

Anche i canti popolari hanno subito un notevole ridimensionamento nello spazio musicale sacro. Le loro note risuonano ormai soltanto nelle messe in cui l'assemblea è composta per la maggior parte dalle anziane del luogo, nelle messe senza fanciulli dei giorni feriali. 

La musica sacra nelle missioni
119. In alcune regioni, specialmente nelle missioni, si trovano popoli con una propria tradizione musicale, la quale ha grande importanza nella loro vita religiosa e sociale. A questa musica si dia il dovuto riconoscimento e il posto conveniente tanto nell'educazione del senso religioso di quei popoli, quanto nell'adattare il culto alla loro indole, a norma degli articoli 39 e 40. Perciò, nella formazione musicale dei missionari si procuri diligentemente che, per quanto è possibile, essi siano in grado di promuovere la musica tradizionale di quei popoli, tanto nelle scuole, quanto nelle azioni sacre.

L'organo e gli strumenti musicali
120. Nella Chiesa latina si abbia in grande onore l'organo a canne, strumento musicale tradizionale, il cui suono è in grado di aggiungere un notevole splendore alle cerimonie della Chiesa, e di elevare potentemente gli animi a Dio e alle cose celesti. Altri strumenti, poi, si possono ammettere nel culto divino, a giudizio e con il consenso della competente autorità ecclesiastica territoriale, a norma degli articoli 22-2, 37 e 40, purché siano adatti all'uso sacro o vi si possano adattare, convengano alla dignità del tempio e favoriscano veramente l'edificazione dei fedeli.

Il grande assente della musica contemporanea è l'organo. Sebbene sia lo strumento per antonomasia, de facto il suo posto è stato occupato dalla chitarra la quale, sebbene sia strumento in grado di produrre armonie classiche di alto livello, viene spesso suonata da persone di buona volontà che però mancano di quella professionalità musicale capace di "aggiungere notevole splendore alle cerimonie". Tale requisito viene invece svolto con più naturalezza dall'organo il quale, pur tuttavia, viene abbandonato sotto dita di polvere.

Missione dei compositori
121. I musicisti animati da spirito cristiano comprendano di essere chiamati a coltivare la musica sacra e ad accrescere il suo patrimonio. Compongano melodie che abbiano le caratteristiche della vera musica sacra; che possano essere cantate non solo dalle maggiori « scholae cantorum », ma che convengano anche alle « scholae » minori, e che favoriscano la partecipazione attiva di tutta l'assemblea dei fedeli. I testi destinati al canto sacro siano conformi alla dottrina cattolica, anzi siano presi di preferenza dalla sacra Scrittura e dalle fonti liturgiche.

La composizione della musica è stata, anch'essa, vittima della moda contemporanea. Il riferimento armonico, nella composizione, è stato più la hit-parade del momento che la Tradizione musicale sacra. I testi realizzati negli ultimi decenni sono stati realizzati come se la Sacra Scrittura non esistesse. Tuttavia, non esiste miglior testo della Bibbia; così come non esisterebbe miglior strumento della Musica per poter conoscere e memorizzare interi brani della Parola di Dio!

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